Regia: Gianni Amelio. Sceneggiatura: Alberto Taraglio, Gianni Amelio. Fotografia: Luan Amelio Ujkaj. Montaggio: Simona Paggi. Musiche: Franco Piersanti. Scenografia: Beatrice Scarpato. Interpreti: Alessandro Borghi, Gabriel Montesi, Federica Rosellini, Giovanni Scotti, Vince Vivenzio, Alberto Cracco, Luca Lazzareschi, Maria-Grazia Plos, Rita Bosello, Melania Mennea. Produttore: Simone Gattoni. Distribuzione: 01 Distribution. Origine: Italia, 2024.
Due anni dopo Il signore delle formiche (2022), Gianni Amelio torna in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia e di nuovo con un film che scava in un capitolo buio della storia italiana. Campo di battaglia è ambientato in Friuli Venezia Giulia durante la Prima guerra mondiale, e vede protagonisti due ufficiali medici che lavorano nello stesso ospedale militare dove sono testimoni del fenomeno dell'autolesionismo praticato dai soldati per essere riformati o almeno portati via dalle trincee. Nel frattempo, al dramma bellico sta per aggiungersi la grande epidemia di febbre spagnola. Alla Mostra del Cinema di Venezia del 1959 veniva presentato uno dei capolavori della commedia all'italiana, La grande guerra di Mario Monicelli - premiato con il Leone d'oro ex aequo con Il generale Della Rovere di Roberto Rossellini. Per la prima volta, la guerra del '15-'18 veniva raccontata al grande pubblico in Italia senza il velo della retorica gloriosa e patriottica, sventolato a lungo dalla propaganda nazionalista, in particolare durante il fascismo, ma anche in seguito. Il conflitto che era stato tramandato nei decenni successivi come sforzo eroico e momento fondativo della nazione, veniva smitizzato da Monicelli attraverso la storia di due soldati lavativi - straordinariamente interpretati da Vittorio Gassman e Alberto Sordi - costretti al fronte e impegnati solo a tentare di farla franca, piccole pedine protagoniste di una tragedia farsesca, inserita nel realismo della ricostruzione storica.
Sessantacinque anni dopo, il nuovo film di Gianni Amelio si sofferma con approccio puramente drammatico su un aspetto ancora poco noto di quella guerra, e che ne rivela tutto il dolore e l'assurdità (come di tutte le guerre): spesso, i soldati mandati a morire nelle trincee si ferivano volontariamente pur di scampare a quell'orrore e nella speranza di tornare a casa, invalidi ma vivi. All'aumentare degli episodi di questo genere, gli alti comandi inasprirono i controlli, punendo in maniera via via sempre più crudele e sommaria i simulatori e le auto-mutilazioni. Migliaia di uomini furono condannati a morte o all'ergastolo.
Nel film di Amelio, il dottor Stefano Zorzi (Alessandro Borghi) agisce dunque come ispettore nella Clinica delle Esenzioni, sorvegliando i militari feriti ed esaminando la natura delle lesioni, assieme all'altro medico nonché amico d'infanzia Giulio Farradi (Gabriel Montesi). I due hanno però una visione diversa della guerra e di quella strategia disperata messa in atto dai soldati, e saranno inoltre divisi dai rapporti sentimentali con l'infermiera Anna (Federica Rossellini). A complicare ulteriormente le cose ci sarà la terribile pandemia influenzale del 1918-19 detta Spagnola - perché inizialmente solo nella neutrale Spagna i giornali potevano parlarne, a differenza degli altri Paesi in guerra - la cui diffusione verrà favorita dal massiccio spostamento di truppe nel mondo e dalle pessime condizioni igieniche di trincee e accampamenti.
Quella di Amelio - già Leone d'oro a Venezia per Così ridevano (1998) e Leone d'argento per Lamerica (1994) - si preannuncia un'opera intensa, una lente d'ingrandimento sulla guerra di un secolo fa per guardare anche all'oggi, ai conflitti che ancora devastano il nostro presente, dall'Ucraina al Medio Oriente. Perché, citando il regista, "la guerra è una malattia da sradicare, ma dalle radici inafferrabili."
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